L’orchestra è accomodata, il direttore è in piedi e ha lo spartito aperto, tutti i musicisti sanno che tra poco dovranno farsi trovare pronti; cercano per l’ultima volta il famoso La che dovrebbe mettere d’accordo tutti, da cui il termine accordarsi.
E invece no, scopriamo che il fantomatico La non è uguale per tutti; o almeno potrebbe non esserlo. Paolo Zanarella, pianista di Campo San Martino, Padova, classe 1968, ha scelto il La a 432Hz. La frequenza magica, che porta in risonanza l’universo ed il creato. La prima volta che ho sentito parlare di Paolo Zanarella è stato nel 2011, a Padova non si parlava d’altro in quei giorni; un pianista comparso in pieno centro con tanto di pianoforte a coda. Soprattutto, però, si disquisiva della multa che aveva ricevuto dalla Municipale, una delle tante assurdità del nostro Bel Paese.
“Ma con tutti i problemi che ghe xe’, ma ndemo in serca de multare un pianista?” dicevano i padovani, e – aggiungo io – pure nel Far West c’erano i cartelli “non sparate al pianista”, lo sapevano tutti che i pianisti dovevano essere preservati e che anzi dovevano continuare a suonare anche durante le sparatorie…ma che film andavano a vedere al cinema questi zelanti vigili?
E’ il 2022, la piazza di Arquà è battuta dal sole, arrivo in un orario anomalo, troppo tardi per il pranzo, troppo presto per un gelato, la pietra riflette il caldo torrido, e incredibilmente ritrovo il Pianista. Elegante, camicia bianca, un bel cilindro nero, la sua bellissima musica. Per me non sarà mai fuori posto, per chiunque ami la musica nessun musicista è mai nel posto sbagliato, e se la bravura è pari a quella di Paolo, allora sono tutti gli altri che gli passano accanto a trovarsi al posto giusto.
Mi avvicino a Paolo e al termine del brano abbozzo un saluto, qualche complimento. Poche formalità, due parole sul caldo e sull’orario abbastanza insolito per una esibizione, poi una foto ricordo. Ancora un brano, mi dice, quindi me ne andrò. Sullo sfondo noto la parete dell’antica osteria il Guerriero. Dalla parete di questo locale ormai dismesso sbuca un tralcio di vite antica, una vite a piede franco di uva dorona. La storia di questa vite e l’importanza della sua presenza sui Colli Euganei è ormai un dato di fatto, si parla di studi del DNA compiuti dall’Università, si dice che possa essere la stessa presente a Mazzorbo, le Istituzioni ormai sono consapevoli del valore di questa pianta e io sono certo che questa vite godrà in futuro dello stesso rispetto e della stessa attenzione di altri famosi monumenti di Arquà Petrarca. La piazza è vuota, ne approfittiamo per due chiacchere veloci e poi una domanda “Paolo, ti piace il vino? “ “Certamente!” “Bianco o rosso?” “Rosso, un bel rosso forte è il mio preferito”. Certo con quel caldo non sarebbe stato proprio dissetante un’ombra di moro, magari un taglio bordolese dei Colli, vigoroso, tostato e con quella nota di spezie e vaniglia, ma quel forte scandito e accompagnato da un sorriso sembrava la fotografia del suo carattere, e non il carattere del vino
Paolo inizia a suonare, le note riempiono lo spazio, il sole sembra meno rovente, i tralci della vite di uva dorona da là in fondo sembrano in ascolto, c’è qualcosa che unisce le due storie, così distanti a prima vista.
Una radice che sfida e vince la fillossera, sorpassa le mode ed i tempi, si radica sempre più a fondo e con forza e perseveranza buca le pareti di pietra, afferma la sua presenza in uno stupendo borgo ricco di storia, urlando silenziosamente Ci sono anch’io, guardatemi, sono viva
E un Pianista fuori posto che ha scelto di non avere radici, di spostarsi per incontrare più persone possibili, suonando frequenze d’armonia e benessere che possano generare riverbero positivo tra la gente.
432 Hertz, la scelta migliore; grazie per tutta la buona musica Paolo. Ci si vede in giro!
Due chiacchere con Paolo…
Paolo, nel corso degli anni hai incontrato moltissime persone; ricordi una persona che durante queste esperienze ti abbia fatto scaturire delle idee, suggerito direttamente o indirettamente qualche innovazione nel tuo modo di affrontare il pubblico, di suonare, di proporre la tua arte ?
“I suggerimenti più comuni erano di farmi accompagnare da una voce o da uno strumento come il violino o altro. Ma tutto si ridurrebbe a un semplice duetto… e non è più la stessa cosa…ho ricevuto invece dei suggerimenti molto validi in merito ai posti dove poter suonare, dei posti davvero suggestivi e molto particolari”
In molti casi tu suoni in luoghi dove la natura – oppure gli uomini e la storia – offrono uno sfondo unico, scenografie, colori e profumi che sarebbero impossibili da replicare artificialmente. Quale luogo o quale situazione, in particolare, ti ha regalato l’emozione più forte, e come potresti descriverla ?
“Ricordo sempre con profonda gioia quando ero sulla laguna veneziana, sopra una piccola barca, mentre il tramonto colorava il cielo e le acque in una magica atmosfera d’estate. Ho provato emozioni forti anche sulle alte vette delle dolomiti o sospeso nell’aria nelle mie esibizioni aeree”
Paolo, concluderei questa breve chiaccherata parlando di…un aspetto pratico ma che incuriosisce: il pianoforte a coda è uno strumento ingombrante e anche molto delicato; il trasporto, il carico e lo scarico non devono essere operazioni molto semplici, ci sono stati momenti nei quali ti sei trovato in difficoltà e come hai risolto la situazione ?
“Molte volte mi sono trovato in situazioni difficili come ad esempio portare il piano in una barca, oppure in alta montagna…ammetto che in quei casi ho avuto bisogno di qualcuno che mi aiutasse! Il pianoforte è davvero uno strumento pesante da trasportare“
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Davide Moressa ”Alien” – Sommelier appassionato di Vino e del mondo che lo circonda –
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