“Ohi”
“Ciao”
“Com’è?”
“Schifo come al solito, grazie, tu?”
“Bah…il solito”
“Cosa bevi?”
“Boh, una birra.”
“Mi fai due bionde medie?”
“Hai sentito che è successo a Padova?”
“Cosa?”
“Una ragazza è scappata di casa perché il padre l’ha tenuta reclusa per più di cinque anni.”
“Sicuro un basabanchi convinto.”
“Va beh non è detto…”
“Ma sicuramente!!”
“Non è che tutti i credenti sono estremisti.”
“Ma sì che lo sono, se sei credente vedi il mondo in un solo e unico modo e non cambi idea nemmeno davanti all’evidenza!”
“Non sono d’accordo, dipende dalle esperienze.”
“In che senso?”
“Prendi per esempio una persona figlia di una madre del nord e un padre del sud”
“Hai già bevuto prima di arrivare qui?”
“Fammi finire”
“Arrivano le birre”
“Grazie”
“Cin”
“Cin”
“Allora, un figlio mezzo Nord e mezzo Sud, in base all’ambiente dove cresce avrà esperienze diverse.
Quando i tuoi genitori vengono da contesti molto diversi ti ritrovi ad essere figlio di nessuno.”
“Per niente esagerato come concetto.”
“Figlio di nessuno non nel senso letterale, Cristo cerca di capire! Se nasci in Veneto, con uno dei genitori del Sud, magari in una famiglia non proprio tollerante nei confronti dei foresti, percepirai sempre l’affetto di alcuni parenti come falso, per quanto tu ti senta all’interno della famiglia vivrai sempre con il tarlo di essere considerato un mezzo terrone. I complimenti perché hai dei lineamenti piacevoli, capelli e occhi scuri ti ricorderanno sempre che sotto sotto, chi ti sta facendo apprezzamenti, sta sottolineando che sono lineamenti e colori terroni, di quelli di cui si farebbe volentieri a meno e di quelli che “speriamo che il Vesuvio li lavi con il fuoco”. Anche con gli amici può succedere. Tutti avranno un soprannome, magari il diminutivo del cognome o qualcosa che sottolinei la loro personalità, mentre tu sarai semplicemente “el Teron” o “Terry.”
“Va beh ma gli amici si sa che sono sempre sopra le righe, lo fanno perché ti vogliono bene.”
“Certamente, nessuna malizia. Ma resta il fatto che l’identificazione geografica terrona rimane.”
“Un I.G.T”
“Tipo sì”
“Va bene, però hai la possibilità di andare oltre, di prendere il meglio dalle due culture.”
“Sì, ma anche il peggio.”
“Sempre positivo, mi raccomando!”
“Come i tamponi. Secondo me è molto più facile prendere il peggio. Con la famiglia veneta non ti sentirai mai completamente veneto. Tutti noteranno come ti abbronzerai molto più rapidamente degli altri, come ti arrabbi più focosamente e come tu sia sorridente ed estroverso, concludendo poi dicendo ‘Per forsa! So papà le mexo africàn!’ e giù risate e pacche sulle spalle al babbo che, in quanto Terrone D.O.C, si incazzerà come una biscia.”
“Gli inchianano i cazzi.”
“Esatto. Poi al sud non è che sia molto diverso. Quando scendi tutti parlano un dialetto che tu capisci solo in parte e con il quale non sai dialogare, compresi quei cugini cresciuti al nord che quando parlano in italiano sfoggiano un terribile accento lombardo, poi fanno uno switch incredibile e iniziano a parlare come Cetto Laqualunque.”
“Cetto c’è!”
“Qualunquemente e sdraiabilmente. Quindi ti senti estraneo anche lì, tra loro parlano in dialetto ma quando è il momento di rivolgerti la parola passano all’ italiano. Se rimani sulle tue e non ti lasci andare in grandi effusioni non è strano, al nord la gente è così, se non ci sono gatti in giro è perché sono arrivati i vicentini e tu ti ritrovi a non sapere da che parte stare.”
“Si ma il fatalismo? L’hai preso da dove?”
“Dai che son due mesi che ci penso, lasciami finire.”
“Che pesantezza. Dai, finisci, perché rischi di prendere solo il peggio?”
“Perché a quel punto, quando con la famiglia del Nord non ti senti del Nord e con quella del Sud non ti senti del Sud inizi ad accentuare i difetti. Diventi molto più teatrale nelle arrabbiature, molto più orgoglioso e a volte esuberante, tendi a ostentare freddezza con le persone e a distanziarti, criticando anche in maniera poco carina il sud.”
“A me sembra più una giustificazione che una teoria…”
“Chi lo sa, potrebbe anche essere come dici.”
“E cosa c’entra con quello che dicevamo prima?”
“Cosa dicevamo prima?”
“Va beh ho capito…ordino altre due birre?”
“Meglio.”
Tatuatore, lettore, camminatore.
agostino.oscar18@gmail.com