Funzionava esattamente così.
Se per qualche motivo non avevo la partita di calcio con il San Giorgio Ferrovieri, il sabato subito dopo pranzo ci si trovava fuori dalla palestra delle scuole medie: al nostro arrivo le pallavoliste dell’Argine volley stavano già facendo riscaldamento. Dall’esterno, sibili di suole sul pavimento gommato disturbavano i nostri commenti sulle ragazze della squadra e sordi rumori di schiacciate sottorete ci obbligavano a ripetere il nome della giocatrice che più ci piaceva. Poi si udivano un fischio dell’arbitro e i cori di incoraggiamento delle due squadre. Era ora di entrare. Non è che facessimo propriamente tifo, eravamo lì per le ragazze e non per lo sport in sé, ma volenti o nolenti la partita ci coinvolgeva e allora si evidenziava “a chi piaceva chi”; ognuno incitava la preferita.
Dopo la pallavolo c’era sempre la partita di basket maschile, sempre della società L’argine. Noi restavamo in palestra ad aspettare che le ragazze uscissero dagli spogliatoi, ma nel frattempo ci lasciavamo prendere anche dal match dei vari Renato Pivetta, poi andato per due anni alle giovanili del Bologna, Stefano Toniolo, Stefano Brunello. Una gran bella squadra, a detta di molti.
Eravamo in grado, noi ragazzi calciofili (quando esonerati dagli impegni col football) di trascorrere un giorno intero in palestra a seguire match di pallavolo e pallacanestro.
Funzionava esattamente così.
I ritrovi a sfondo sportivo erano normalissimi perché noi eravamo gli stessi che erano cresciuti sbalonando coi ragazzi della via ai tempi dell’asilo; e i medesimi che negli anni delle elementari si radunavano al campetto dietro la chiesa a giocare a calcio dalle nove a mezzodì e dalle due alle sette. Finché poi non venivamo assorbiti dal mondo delle società calcistiche giovanili e allora il gruppo restava, ma la poesia dell’autogestione (che è crescita) scemava. Per noi, prima dei tempi dei cartellini firmati con società sportive, era normale aggregarsi in questo modo: bastavano un luogo nostro e un pallone. E funzionava esattamente così per qualsiasi sport e quartiere di Vicenza, così che girando per la nostra città vedere decine di ragazzi impegnati in partite nelle vie, nei campetti, negli oratori, erano cosa molto comune. Oggi non più. Se non in qualche raro caso, e mi viene in mente il centro parrocchiale di Laghetto trainato da persone volonterose e tenaci, i luoghi di aggregazione di un tempo non ci sono più: strade pericolose, campetti in degrado, oratori chiusi col lucchetto non rendono più naturale l’aggregazione spontanea di tipo sportivo. E il non aggregarsi in modo salutare e benefico praticando sport, rende molto probabile quella sconfitta sociale che fin da quando ero piccolo veniva definita in modo unico, con una frase lapidaria: lasciare i ragazzi su una strada. Con annessi e connessi che è facile immaginare. Ma negli anni precedenti funzionava esattamente così, coi giochi al campetto, e per fortuna qualcuno lo ricorda bene.
Sono con Stefano Toniolo, cinquantatreenne ragazzone dallo sguardo mansueto ma deciso al contempo. Uno degli elementi portanti de L’Argine basket che giocava dopo la partita di pallavolo quand’ero un bocia. C’è fermezza e bontà nei suoi occhi scuri e profondi e in questa mattinata che ci siamo concessi al plateatico de La Pausa dei Dogi il freddo novembrino non scoraggia il nostro ritrovo per parlare del progetto Street Basket Vicenza.
Con noi c’è anche Mattia Bellotto, che di anni ne ha ventotto, e già questa rima ci parla di sana gioventù. I suoi occhi grandi sono gentili e trasparenti, un biglietto da visita. È grazie a lui se sono venuto a conoscenza di questo progetto ammirevole.
Street Basket Vicenza pianta le sue radici nell’agosto 2022: Stefano, Mattia e altri ragazzi desideravano giocare spassionatamente a basket. Ma dove? Campetti decenti in città non ce n’erano più e il gruppetto si ritrovò giocoforza a giocare a Rettorgole. La prima sorpresa era dietro l’angolo: nel giro di poche settimane, grazie al semplice passaparola, spuntarono numerosi amanti del basket altrimenti dispersi nei bar cittadini o sdivanati in casa. L’assenza di campetti disponibili aveva portato i baskettari amatoriali di Vicenza a fare dell’altro.
In ogni caso presto il gruppo si allargò e iniziò a trovarsi alle partitelle contando una ventina di presenze; fu una sera di queste, dopo la sgambata, che i membri si interrogarono: possibile non ci fosse qualche posto più comodo a Vicenza? Il decisionismo di Stefano venne a galla: “Toxi, se i posti non ci sono, ce li creeremo noi”.
Così i ragazzi, chiesto il permesso a chi di dovere, decisero di sistemare coi propri mezzi il campetto parrocchiale del CIM a San Bortolo, dove c’era un solo canestro, senza retina, e dove non c’erano linee per terra. Dopo aver sistemato il CIM il gruppo di amici iniziò a trovarsi lì ogni lunedì e giovedì per le partitelle e i ragazzi del quartiere si resero conto che il campo era divenuto bello e accogliente. L’oratorio riprese vita e il rumore ritmico dei palleggi accompagnò i pomeriggi assolati e silenziosi dell’estate.
Poteva finire qui. Ma si sa, da cosa nasce cosa, e spesso gli uomini creano energie e sinergie senza nemmeno rendersene conto; talvolta la corrente che creiamo ci supera. Arrivò la seconda sorpresa: la scuola privata delle Dame Inglesi di San Marco contattò Stefano chiedendo l’intervento anche ai campi sportivi dell’istituto. Così sistemati i soliti canestri cadenti i nostri colorarono il cemento del campo e disegnarono le aree di gioco. Da lì a risistemare anche l’adiacente campo di pallavolo il passo fu breve, così gli studenti poterono usufruire di due aree sportive rimesse a nuovo, con grande iniezione di vitalità.
Fu in questo momento che Stefano e gli amici del basket capirono che il loro lavoro, iniziato per darsi un campo dove divertirsi, aveva anche una enorme funzione sociale. I ragazzi riuscirono a intervenire dove per vari motivi le istituzioni non erano arrivate. Stefano, inoltre, capì anche l’importanza di tinteggiare il fondo del terreno di gioco, perché un po’ di blu e rosso rendono il campo attraente. Il mondo animale insegna che il colore attira l’attenzione.
Finché mi raccontano di questi interventi fatti dai membri dell’associazione a proprie spese e impiegando il proprio tempo libero, immagino i campetti amatoriali rimessi a nuovo e colorati e non posso fare a meno di pensare ai rispettivi spazi di gioco newyorkesi, dove i basket field recintati sembrano oasi felici per giovani che altrimenti potrebbero prendere altre pieghe: a tutti gli effetti, ragazzi tolti dalle strade.
Tornando alla nostra storia: nacque l’associazione no profit Street Basket Vicenza, costituita da una trentina di persone sane che, nel tempo, entrarono nella cerchia autoselezionandosi. Tutt’ora, infatti, è la bontà della materia umana presente nel gruppo che porta le sporadiche persone che tentano l’approccio al SBV senza condividerne lo spirito ad autoescludersi dallo stesso. L’insieme è variegato per età, sesso, estrazione sociale, idee politiche. Ma sul campo da basket, e per i campi da basket, si è corpo unico.
A questo punto Stefano non esitò a contattare il villaggio SOS di viale Trieste per proporre alla direttrice e alla responsabile comunicazione la riqualificazione del loro campetto interno. Finita la sistemazione, venne organizzata una partita tra gli ospiti della struttura e i cestisti dell’associazione: Stefano e Mattia mi raccontano commossi della gioia dei ragazzi del villaggio SOS e mi riferiscono che la soddisfazione e la lietezza da loro stessi provata dopo quell’esperienza fu tale da farli pensare: “La vita è stupenda!”.
Capiamo la gioia che può dare essere protagonisti di certe azioni? Per questo i ragazzi dello SBV sono così carichi e motivati!
Sullo sfondo, finché sorseggiamo i nostri caffè al plateatico de La Pausa dei Dogi, una canzone di Cremonini recita “domani sarà un giorno migliore, vedrai”. Un’ambulanza passa a sirene spiegate. Emozioni si mescolano, la vita è tutta qui. Ma “domani sarà un giorno migliore, vedrai”, finché ci sono persone come Stefano e Mattia possiamo pensarlo veramente e non lo scrivo per buonismo ma perché penso, stavolta non per cinismo, che nove gruppi su dieci sistemato il CIM e accasatisi lì per le partitelle, si sarebbe fermato a questo.
Ma i ragazzi di Street Basket sono evidentemente il decimo caso.
A questo punto, cosa si prospetta per il futuro? Altre sorprese. L’associazione è ormai divenuta una realtà ed è stata contattata a vario titolo per la sistemazione, nel corso del 2024, del campetto di villa Lattes, di via Istria in Cajena, di quello parrocchiale di Sant’Andrea (ce l’avete in mente? Questo veramente sembrerà immerso a NY, con la recinzione in rete e i gradoni in cemento tutt’attorno debitamente colorati da writers). I ragazzi di SBV sistemeranno i campi, poi per un mese o due vi giocheranno il lunedì e il giovedì: il vociare dei giocatori e il rumore del pallone che rimbalza sul ferro del canestro renderà lampante ai ragazzi di zona il fatto che un nuovo spazio di ritrovo sarà a loro disposizione. “Arrivassimo a portare anche venti ragazzi su cento ai campetti anziché lasciarli in strada, sarebbe un successo!”. Ci rendiamo conto di che valenza avrebbe una riqualificazione del territorio di questo tipo?
Stefano, presidente dell’associazione, ha già parlato con i responsabili di Vicenza for Children rendendosi disponibile all’organizzazione di eventi a scopo raccolta fondi. Ha incontrato i responsabili del Comune di Vicenza con cui si parla di calendarizzare un torneo di basket in piazza dei Signori. Grazie al Comune stesso, Stefano contatterà i responsabili della Scuola Costruzioni Vicenza Andrea Palladio con cui si creerà la sinergia con cui gli studenti impareranno sul campo (nel vero senso della parola) a sistemare il cemento dei fondi più rovinati. Grazie al supporto di Paolo Palucci, pesarese ex giocatore del Vicenza ai tempi della serie A, verrà organizzata una partita con una similare associazione di Pesaro, con lo scopo di creare una rete di gruppi con unità di intenti.
Ma il progetto principe dell’associazione Street Basket Vicenza, il vero sogno di questi cestisti amatoriali, è il recupero dell’area interna al teatro San Marco per la realizzazione di una vera e propria “Casa dello sport”: entro il 2025 verrà fatto un campo da basket nuovo e, dove un tempo c’era il campetto da calcio della Leoniana, compariranno un campetto da calcetto, uno da pallavolo e due piste da bocce. Un vero e proprio oratorio vecchio stile!
Ci lasciamo verso le dodici, dopo un eccellente aperitivo.
Ci salutiamo abbracciandoci, è bello saldare o rinsaldare rapporti e scoprire che in città c’è ancora gente che propone iniziative dal basso, che c’è brace che arde. Tornando a casa in auto, un improvviso decollo di colombi da una casa mi riporta qui e ora, e mi godo la giornata meravigliosa. Mattia e Stefano mi hanno bendisposto con la loro positività: posso immaginare decine di ragazzini giocare nei campetti del CIM o di San Marco e me li vedo, dopo una movimentata partita con gli amici, andare a letto la sera ripensando soddisfatti al proprio tiro da 3 che ha regalato la vittoria alla squadra; esattamente come io a oltre 50 anni, prima di addormentarmi, rivedo il goal più bello della partita di calcetto, fatto con gli amici al giovedì sera. Cosa penserebbero, sul ciglio del sonno, quei ragazzi, non avessero l’immagine del proprio tiro che gonfia la retina?
Nessuno lo può sapere. Resta la certezza, però, che il poter abbandonarsi a questi pensieri leggeri sia estremamente positivo. Perché dopo la retina che si gonfia, l’immagine diventa quella di Bebo e Stephan che ti danno il cinque, quella di Giorgio che ti solleva come un vincitore, quella degli avversari che applaudono il tuo gesto tecnico. E poi quella delle risate negli spogliatoi e davanti alla birra (noi cinquantenni) o la bibita in lattina (i ragazzini).
Perché funzionava e funziona esattamente così.
E per fortuna qualcuno sa che funzionerà sempre.
Pagina Facebook dell’associazione Street Basket Vicenza
https://www.facebook.com/profile.php?id=100085630430459
Il link alla pagina Instagram di Osvaldo Casanova.
https://www.instagram.com/osvaldo.casanova/?hl=it
Se l’articolo ti è piaciuto puoi esprimere il tuo gradimento e seguirci tramite la pagina social degli Alkimysty.
https://www.facebook.com/Alkimysty/
Kioske