Roma è una capitale e i romani sono capitolini. Anche nel modo di essere.

Sin Sinner o con Sinner, noi abbiamo l’AudioGuido.

Sinner o non Sinner? Questo è il problema, per lo meno per la gran parte degli sportivi nel momento in cui Yannik ha dato l’annuncio della non partecipazione agli Atp romani a maggio 24. Noi, invece, il problema non ce lo siamo posti, e non ce ne voglia il campione italiano; non ci siamo interdetti perché avevamo già comprato i biglietti a febbraio e soprattutto perché il tennis per noi è una scusa, l’importante è vivere Roma in buona compagnia. Eccoci, quindi, in viaggio per Roma quattro giorni in sette persone, una parte di quel gruppo di calcetto che si chiama (non ho mai capito se con molta autostima o tanta autoironia) “Così si gioca”. In questo articolo, quindi, racconterò con molta semplicità il nostro viaggio, in estate un po’ di leggerezza nelle letture fa bene. Ovvio che menzionerò i compagni di gita con nomi di fantasia. Tutti a parte uno e capirete poi il perché.

Partenza alle quattro e mezza di notte per andare a Padova a prendere il frecciaRossa. Il viaggio inizia con la giusta energia visto che all’autogrill Limenella (alle 3:40 di notte) siamo solo in nove, noi sette e un mio ex compagno delle elementari, Massimo, che ora abita in Trentino e si sta recando con la compagna in Croazia. Vedi la fatalità, a volte, come ti consegna baci e abbracci inaspettati. Facciamo una colazione abbondante, a parte Alby che al primo morso lascia sul pavimento tutta la marmellata della brioche. Alle nove e mezza siamo alla stazione Termini e dopo un’ora e mezza abbiamo già occupato le stanze e rifatto colazione. Partiamo per la nostra giornata in giro per Roma, il primo giorno non è dedicato al tennis ma alla capitale. Alle undici si fa caldissimo e allora ci facciamo i panini con la soppressa di Efrem e il prosecco di Kioske in una piazzetta. Poi visitiamo i primi posti noti e ci facciamo fotografare dai giapponesi, loro hanno lo scatto facile e l’indice elastico. Mangiamo in un posto a fianco del Pantheon, tra i salumi appesi e i formaggi accatastati, e intanto i nostri amici da Vicenza iniziano a bombardarci di foto dalla festa degli alpini. Che chicche!

Durante le visite alla fontana di Trevi, in piazza Navona e davanti ai Caravaggio inizia a delinearsi la vasta cultura di Guido, che ci fa da Cicerone. Così quando al pomeriggio arriviamo ai musei vaticani e noleggiamo le audioguide digitali, in un minuto di idee successive il nostro Guido da Cicerone diviene l’AudioGuido. Già immaginiamo lo spopolare del nuovo supporto culturale presso i musei italiani: le opere d’arte descritte dalla voce calda e dall’eleganza del nostro compagno di calcetto, una sorta di Piero Angela da Longare. Qualcuno ricorda la somiglianza del nostro con uno dei centurioni di Asterix e il logo degli AudioGuido, a breve disponibili in tutti i musei italiani, è presto fatto!

La sera andiamo a nanna in camere da due e cantiamo “vedo la santità e Er cupolone” ognuno sulla porta degli altri, per tenersi svegli. La sera Efrem si addormenta guardando su YT tutorial per imparare a coltivare meloni. Il mattino seguente Efrem guarda altri tutorial sulla coltivazione dei meloni, la notte gli ha portato nuovi quesiti. Credo che tra un paio di mesi andremo a trovarlo con un San Daniele sotto braccio. A colazione Guido ci chiede se nessuno ha sentito la ragazza che per strada ha riso in maniera meccanica per due o tre volte, per poi sparire nel nulla. Nessuno l’ ha sentita. Iniziamo a preoccuparci per lui, magari il peso di dar voce alla cultura italiana in tutti i musei del Belpaese inizia già a farsi sentire. Comunque ci raduniamo e visitiamo il mercato coperto che abbiamo sotto casa e restiamo esterrefatti dall’esplosione di profumi e colori. Christian, che ha radicate idee di protezione dell’identità nazionale, viene chiamato “fratello” da un venditore ambulante di colore e il fatto ci fa ridere di gusto. Per fortuna in questo sano gruppo riusciamo ancora a ridere camminando su campi minati. Arriviamo alla pasticceria Fiorentina, a Roma dal 1942, una fucina di dolce e salato incredibile. Facciamo una colazione degna di Phelps. È il momento di avviarsi verso il Foro Italico a vedere super tennis. Assistiamo a match dai grandi nomi, non ne ricordo quasi neanche uno, tuttavia mi diverto parecchio. Il circo degli Atp è pur sempre un circo, come potrebbero essere il giro d’Italia o il mondiale di MotoGP. Al Pietrangeli, un campo scavato sotto il livello del terreno, non passa un filo d’aria ed è come essere in spiaggia a Frangokasteli, isola di Creta. Il pubblico tifa uno sconosciuto e capiamo da qualche commento che è solo per questione di scommesse. Mi viene l’idea, pur non essendo uno scommettitore: “Perché non mettiamo un cinquantino sulla sconfitta di Djokovic?”. Seppure per me sia il più bel giocatore da vedere (come era nel calcio Roby Baggio), quando Nole non è al top talvolta prende scivoloni e oggi Nole gioca contro un tennista semisconosciuto; e non è al top. La sua sconfitta paga 20. Ma la mia idea viene bocciata, “che ne sa uno che non conosce il tennis e le scommesse?”. Giusto. Così guardiamo una partita col greco che soprannominiamo Tzatzikipras e ci divertiamo perché sembra uno che gioca senza pensare, istintivo. Nel frattempo giunge la notizia che Djokovic ha perso! Con Nadal e Djokovic out, potrebbe vincere un outsider: quasi quasi mi iscrivo. Gli scherzi si sommano e lasciamo i campi per una doccia e la cena a Cacio e pepe. Prima di addormentarsi Efrem si aggiorna sulla coltivazione del melone mentre io guardo i goal della giornata. Poi andiamo a cantare Roma capoccia sulla porta degli altri e quindi a nanna. 

il mattino seguente quando esco dalla doccia Efrem sta già seguendo un nuovo tutorial di stampo agricolo. Ci troviamo con gli altri e Guido ci chiede nuovamente se abbiamo udito, di notte, la solita ragazza ridere gracchiando dalla strada di sotto. Ci guardiamo attoniti, iniziamo a pensare che Guido sia uno dal sogno facile ma dal sonno profondo. Qualcuno pensa che la sua mente fine e acculturata riesca a viaggiare nottetempo e notte spazio in qualche contrada di Rio. C’è chi lo immagina sonnambulo per le strade caciarose di Roma. Comunque dopo una abbondante colazione da Fiorentini leviamo le ancore verso i fori. Per strada ci sono orde di tifosi laziali, i biancazzurri giocano il match di mezzogiorno, e chiediamo loro di poterli filmare mentre tifano Lazio per girare il video al nostro amico romanista Marco, rimasto a Vicenza per gli alpini. Mi arriva sul cellulare una foto della festa in corso a Vicenza che ha la stessa luce di un quadro di Caravaggio che avevamo visto insieme il primo giorno. Incredibile!

Ai fori guardiamo molte partite rischiando insolazione e asfissia nella buca del Pietrangeli e cercando poi ristoro nello spicchio d’ombra di un albero. Qui troviamo il capitano, che avevamo perso. Già in quei giorni aveva la barba incolta, ma ritrovarselo con i calzoni corti tutti strappati ci ha fatto pensare a una nuova scelta di vita, vagabondo nella capitale. “Mi sono preso dentro a una inferriata” la semplice spiegazione. C’è solo un capitano. Concludiamo la serata con una bella cena in un locale interrato molto tipico e ci affoghiamo di abbacchio alla romana. Io chiedo a Guido di farci l’imitazione della risata che sente sempre la notte: “Hau, hau, hau, hau”, recita il nostro Cicerone, mentre Lorenzo col sorriso beffardo filma tutto. Inquietante. Per forza si addormenta tardi. Alla cassa il proprietario commenta la bruciante sconfitta della Roma in atto a Bergamo: “A ragazzi, questi ce stanno a bullizza’!” Al rientro passando per piazza San Pietro ci godiamo la solitudine completa in uno degli ombelichi del mondo. I poliziotti in servizio ci chiedono in inglese di sgomberare la piazza. A un certo punto la colonia di gabbiani presente sulle impalcature della scalinata di San Pietro si agita: “Hau, hau, hau, hau”. Ne scaturisce una risata incontenibile, non riesco a trattenerla e tutti mi chiedono se mi sento bene. Faccio ascoltare al gruppo il video fatto da Lorenzo a Guido, al ristorante, l’imitazione della risata della fantomatica ragazza. La ragazza di Guido era un gabbiano notturno! 

Il mattino seguente ci rechiamo a visitare Er cupolone. Io e Christian riusciamo a entrare in anticipo rispetto agli altri e finiamo la visita prima, così poi decidiamo di aspettare gli altri al bar. Sul percorso, un venditore di colore richiama la nostra attenzione: “Ehi, napoletani, vi interessa comprare questo berretto?” Non ci posso credere, il ragazzo ha detto napoletano a Christian! Gli chiedo di fare un filmato ripetendo la scena, un karma video che spopola nel gruppo di noi CSG. Riunite le truppe andiamo a mangiare in un postaccio dove un cliente si sbafa tre (!) pizze; e poi via per le strade di Roma, tra parcheggi abusivi e portaborse che dormono in auto in attesa di lavorare mezz’ora. Facciamo l’ultima puntatina alla Fiorentina, dove tutti prendono una granita al limone. Io invece ordino un Negroni, ho sete. E adesso ditemi perché la cameriera, e qui veramente diventa solo questione di karma, deve chiedere a Christian perché non vuole un Negroni anche lui anziché la granita! Non era uno scherzo organizzato, anche se tutto poteva farlo pensare, così tra il buon umore generale scatto una foto al nostro Chris. Incredibile come dietro di lui appaia sullo sfondo un losco figuro, un altro centurione di Asterix, che passa alla storia per l’ espressione truce. È il classico momento finale delle ferie di gruppo, quando la stanchezza inizia ad essere tanta ma il buonumore accumulato rende più dolce la prossimità del rientro.

Ritiriamo i bagagli, prendiamo la metro e arriviamo a Termini, giusto il tempo di farci spennare a un bar di fronte. Montiamo sul treno e rientriamo, Efrem dorme pensando ai meloni mentre Guido sghignazza nel sonno, presto saremo a Padova. Domani si lavora, è martedì, ma per un anno almeno ricorderemo i musei vaticani, la buca del Pietrangeli, Roma capoccia, la simpatia dei capitolini e la cacio e pepe. E in sottofondo la risata del gabbiano.

Francesco Sattin

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