Miguel so mi!

Colazione pronta!” saliva su per le scale la voce della nonna. Ricordo che era una “vecchina” magra e piccolina, i capelli color neve e sempre con il sorriso perchè diceva :“son sopravvisua ala guera, go da essare felice par forsa” [ sono sopravvissuta alla guerra, devo essere felice per forza]. Così mi stiracchiavo nell’enorme lettone, nascondendomi sotto le bianche e profumate lenzuola affogando spensierato in un cuscino più grande di me. Aprivo i balconi che davano sul giardino della vecchia casa, fatta di pietra e legno e giù vedevo il gallo, che, ricordo, cantava sempre ma mai all’alba e prendeva un sacco di calci da mio nonno perchè : ” xe sempre in meso ae bale, e anca quando non ghe xe, lo bato parchè qualcosa ga fato de sicuro” [questo gallo è sempre in mezzo alle scatole e anche quando non lo fa si merita dei calci perché qualcosa ha combinato di sicuro]. Scendevo di corsa le scale di legno con dei cigolii che non erano mai rassicuranti e mi appariva la sala da pranzo; il caminetto di pietra al centro poteva contenere cinque persone in piedi e veniva usato soprattutto in autunno quando il nonno cucinava allo spiedo il bottino della sua caccia. Questa immagine mi ha fatto imparare a memoria “San Martino” del Carducci. Al centro della stanza la grande tavola di legno che accoglieva almeno una ventina di persone, sempre rigorosamente alla domenica a pranzo, quando la nonna faceva i “risi e bisi” per tutta la famiglia. La cucina era li a fianco, riscaldata da una stufa a legna, un tinello in pietra e un piccolo tavolino. La nonna mi preparava sempre il caffelatte con il pan biscotto e per me, che avevo cinque anni, era la cosa più bella del mondo. La mini tivù in bianco e nero mi rubava la fantasia con i primi cartoni animati, soprattutto alla sera, col Carosello e con l’indimenticabile “Miguel so mi…el dindonderooo”. Come ogni domenica, arrivava il nonno con lo zaino sempre pronto; anche oggi, dopo colazione, mi avrebbe fatto fare una passeggiata attraverso i sentieri e le colline di Costozza. Conosceva molto bene il suo paese, sapeva portarmi alle “fungarole”, le grotte dove si coltivavano i funghi e nei sentieri meno battuti; inoltre mi diceva: “fasemo na strada che conossemo in pochi”  [facciamo una strada che conosciamo in pochi] e mi portava all’Eremo di San Cassiano.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è sentieri-e-fungarole-1024x461.jpg
Le cave con le fungarole di Costozza

Ha sempre vissuto a Costozza fino a diventare il giardiniere del conte Da Schio e a detta dei paesani, il suo uomo di fiducia. Il giardino della Villa Trento da Schio è enorme e pensavo a quanta passione doveva metterci nel tenerlo in ordine e curato. La vita purtroppo me lo ha portato via presto e non ho avuto la fortuna di ascoltare i racconti della sua vita, come era riuscito a fuggire dalla prigionia dei tedeschi o a nascondersi dai bombardamenti. Costozza è sempre stata parte di lui e ci teneva a farmela vivere; mi portava alla feste d’estate dove si facevano delle grigliate inenarrabili e mi preparava sempre un panino con “poenta e luganega” e poi mi dava un “bicier de clinto” ma  “non dirgheo a to nona” [non dirglielo alla nonna] …e sorrido quando nelle salite dei sentieri, tirava fuori un grappino e diceva ” me serve par ndar su” [mi serve per la salita].

Camminando per Costozza mi rendo conto che son passati quarant’anni dall’ultima volta che sono stato qui ma la volontà di incontrare il mio passato è stata più forte della nostalgia dei ricordi. Provo quindi a cercare la casa dei miei nonni ben conscio che Costozza non è New York quindi mi dico “non sta mia metare google maps” [non usare Google Maps] . 

Passo davanti a Villa Morlini chiamata “Casa dei Buoni Fanciulli”; si trattava di un’orfanatrofio gestito dalle suore che ospitava non solo gli orfani di guerra ma anche chi veniva abbandonato in fasce alle porte della Chiesa. Mia mamma mi raccontava che da piccola andava a vedere da lontano i bambini della Casa e pensava ai loro giochi meravigliosi e a quanto dovessero mangiar bene. La realtà era che stavano belli rinchiusi, con le inferiate alle finestre, sotto il rigido insegnamento ottocentesco e austero delle suore e con la povertà che era presente anche nelle loro tavole.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è casa-dei-buoni-fanciulli-1024x461.jpg
Facciata della Casa dei Buoni Fanciulli

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è casa-buoni-fanciulli-3-1024x461.jpgQuesta immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è casa-dei-buoni-fanciulli-2-1024x461.jpg

Continuo la passeggiata e passo davanti a Villa Carli Trento, costruita nel 1645 da Pizzocaro che ha un immenso giardino inglese

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è villa-trento-1024x461.jpg
Villa Carli Trento

e poi dopo la curva con il monumento ai caduti c’è Villa Trento da Schio con il suo meraviglioso giardino.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è villa-trento-da-schio-1-461x1024.jpg

Questo giardino è formato da tante statue del Marinali, costruite con la roccia dei colli Berici.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è giardino-villa-trento-461x1024.jpg
Entrata del giardino della Villa Trento da Schio con le statue del Marinali

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Da-Schio-1024x461.jpg

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è indicazioni-ville-1024x461.jpg

La storia di Costozza dice che a metà del ‘500 la famiglia nobile Trento, proprietaria del paese, volle costruire due ville all’interno del borgo sfruttando i covoli ovvero un sistema di grotte e cavità formatesi nella roccia calcarea dei Berici.

Qui il colpo di genio: pensarono di sfruttare i covoli per creare un sistema di ventilazione naturale che mantenesse fresche le stanze attraverso i ventidotti; questi condotti naturali incanalano l’aria nelle cantine e nelle sale delle ville mantenendo una temperatura costante tra i 10 e i 12 gradi. Questa innovazione portò grande interesse a Costozza tanto che fu visitata da personaggi come Andrea Palladio, Torquato Tasso e Galileo Galilei che addirittura soggiornò presso Villa Aeolia.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ingresso-villa-aeolia-461x1024.jpg
Entrata di Villa Aeolia dove ha soggiornato Galileo Galilei
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Galileo-1024x461.jpg
Targa di ricordo della presenza a Costozza di Galilei

La “Botte del Covolo” e la “Taverna Aeolia” mi ricordano quello che mi diceva mio nonno: “ricordate ben che a Costoxa può mancare el pan ma el vin mai perchè te xi sua strada del Tocai” [ ricordati bene che a Costozza può mancare il pane ma il vino mai perchè ci troviamo sulla strada del Tocai***_ che è un tipo di vino ]. Infatti mi portava spesso a visitare le cantine soprattutto quelle di Villa Trento Da Schio dove era uno dei pochi che potesse entrare.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è la-botte-del-covolo-461x1024.jpg
L’osteria La Botte Del Covolo con la targa del Conte Americo da Schio

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Almerico-da-Schio-1-1024x461.jpg

Proseguendo mi imbatto su una piazzetta che ricorda tanto i paesaggi dei presepi; ci sono le storiche vasche, dove una volta si lavavano i panni e le paesane si trovavano a far do ciacoe [due chiacchiere] mentre i mariti le facevano in osteria. Qui venivo spesso con mia mamma quando ero piccolo a giocare con gli altri bambini del paese.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è le-vasche-1-1024x461.jpg
Le fontane di Costozza dove le massaie si trovavano a lavare i panni e a ciacolare

Poi vengo catapultato nel passato…via Volto, prima dell’arco, ecco dove è la casa dei nonni. Entro nella strada e li in fondo la vedo, tutta in pietra e legno, ristrutturata ma riconoscibile; oggi prenderebbe il nome di “rustico”.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è casa-1-461x1024.jpg
La casa dei ricordi

Li attaccato c’è il mio muro, quello dove giocavo a pallone da piccolo e che riempivo con una improbabile malta insieme al nonno. La strada è ancora di sassi, quanti ne ho usati per giocare a scalone..

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è il-muro-1024x461.jpg

Ricordi, profumi di pane caldo e del mentolo del dopobarba, la legna che arde nel caminetto e i zampognari, quelli che ogni Vigilia di Natale venivano a farci gli auguri, le risate durante il pranzo della domenica, volti e voci di chi ha fa ancora parte di me e che mi ha aiutato a diventare chi sono sembrano uscire dalla casa e venirmi incontro.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è casa-2-1024x461.jpg

Vorrei tornare indietro ed abbracciare quel bambino e chiedergli se sta apprezzando veramente i momenti che sta vivendo, dirgli di non stancarsi mai di abbracciare i suoi nonni. Non so cosa mi prende, forse quando si ha il coraggio di rivivere luoghi e momenti del proprio passato è naturale che ti venga un nodo in gola (mio nonno direbbe: “se te capita te bevi na graspa e passa tuto” [ se ti succede bevi una grappa e ti passa tutto ] e mi sorprendo con gli occhi lucidi, nel ricordarmi la voce di mia nonna, le lenzuola fresche, i conigli e le galline e con la mente entro in cucina e vedo seduto quel bambino che, nella sua semplicità, guarda la tivù a bocca aperta e sogna di dire “Miguel so mi”.

*** Tocai: il nome del Tocai dei Berici, dal 2007, è stato cambiato in Tai Rosso a seguito di una sentenza della corte europea che mirava a tutelare il nome del Tokaj ungherese. Parliamo tuttavia di vitigni e vinificazioni totalmente diversi.

Se l’articolo ti è piaciuto puoi esprimere il tuo gradimento e seguirci tramite la pagina Facebook degli Alkimysty.

https://www.facebook.com/Alkimysty

Christian Guerra

Sono nato a Vicenza, il 4 maggio 1976, ancora in epoca di tv in bianco e nero dove si andava a letto dopo il carosello delle otto...gli anni di Calimero e di Portobello per poi passare alla tv a colori ed ai primi cartoni animati giapponesi con i quali ho trascorso l'infanzia... Però si era sempre fuori all'aperto, insieme ad un pallone ed a partite interminabili 15 contro 15 anche sotto il sole di ferragosto, alle due del pomeriggio. Forse è stato l'allenamento di quegli anni o forse il carattere, in ogni caso mi laureo in economia e commercio a Verona prima del tempo canonico di 4 anni, poi durante gli anni riesco ad ottenere anche un master. Nel frattempo ci metto pure il matrimonio e due meravigliose figlie. Mi occupo di economia, finanza, strategia e ho lavorato in tante aziende, tutte diverse e tutte uguali. In ogni caso la bellezza della vita rimane la propria famiglia, che è allargata agli amici, al trovarsi insieme davanti ad una birra o attorno ad un fuoco con una bella grigliata pronta e sempre li vicino un pallone pronto per giocare.

More Reading

Post navigation

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *